Diversa la lettura del termine hurrita in
Beckman 1983, 144:
ul-mu-ri-ul-zi-iz(-)[?]. A mio avviso, però, la lettura
ulmuḫulziya sembra più plausibile in quanto si tratterebbe di un cosiddetto „hurritische Ritualterminus“ che pur non altrimenti attestato (non compare in
Haas 1998), sembra avere senso da un punto di vista morfologico. Risulterebbe, infatti, composto dalla radice
ulm-, riconducibile forse al termine
ulme/
i- „serva“ (cfr. il vocabolario trilingue da Ugarit RS 34.2939, 166 dove si ha la corrispondenza con il sumerico
GÉME e con l'accadico
amtu), e dall'elemento (suffissale
?)
-lzi preceduto dal complemento
-uḫ- e dalla vocale tematica
-u- (cfr.
Haas – Wilhelm 1974, 135-136 e
Haas 1998, 10), che ricorre in alcuni dei succitati termini rituali hurriti (cfr.
ḫaruḫulzi,
talaḫulzi,
tuhulzi,
ulaḫulzi,
uda(ḫ)ḫulzi). Il termine potrebbe forse significare „servitù“, un termine che si adatta al contesto rituale in cui ci troviamo, soprattutto prendendo in considerazione Vo. 57 dove si dice che la donna è diventata serva della dea Ḫepat.